Tra l’edificio che funge da sede di Studio Evil e il team di sviluppo c’è una sottile assonanza, celata agli occhi di chi si ferma al grigiore che circonda il quartiere. Ben lontano dal centro di Bologna, incastonato in una piccola zona industriale, il capannone a cui corrisponde l’indirizzo della software house ha tutto, meno che l’aspetto di luogo adatto alla creazione di fantasiosi prodotti culturali. La sensazione è effimera e svanisce non appena si varca la soglia. Studio Evil condivide la struttura con un’azienda che lavora nel campo del marketing e la prima sensazione è quella di trovarsi in un piccolo mercato al chiuso. Niente merci: solo cartelloni pubblicitari e volantini, delle più disparate marche, che si arrampicano su ogni muro, su ogni scrivania.

A toglierci il dubbio di aver sbagliato posto, Marco Di Timoteo, direttore creativo dello studio, che accogliendoci calorosamente ci conduce nella parte d’edificio che funge da base operativa del suo team. Contenuta nelle dimens...