Con lo sport ho da sempre un rapporto tribolato: sono estremamente affascinato dal concetto di gesto atletico, inteso come espressione artistica, e le biografie dedicate ai grandi sportivi mi appassionano quanto le storie sugli antichi eroi o sui supereroi. Negli anni mi sono letto un discreto numero di libri a tema: sono passato da David Foster Wallace a Gianni Clerici, da Gianni Brera a Federico Buffa. Per non dire del cinema, dei manga o degli anime: Slam Dunk e Rough sono senz’altro tra i miei fumetti preferiti, e vado pazzo per film come Rush, Creed o L’arte di vincere.

Eppure, nonostante questa fascinazione, diciamo, narrativa, non sono mai stato capace di leggere lo sport in senso stretto. E ci ho provato: ho guardato partite e match di ogni genere in TV; ho frequentato stadi, palazzetti e campi da tennis. Ogni volta ho partecipato emotivamente agli incontri, ma non sono mai riuscito a entrare veramente nell’azione o a cogliere la bellezza dei gesti nell’esatto momento in cui si...