C’è una scena, racchiusa nel finale del film, di cui ovviamente non anticiperemo nulla per evitare spoiler, che mostra chiaramente la genuinità e l’efficacia di questo Tomb Raider, distante anni luce, per fortuna, dagli sgraziati e svogliati tentativi di Angelina Jolie, esattamente come questa Lara Croft è volutamente ed espressamente diversa da quella conosciuta, pad alla mano, nel lontano 1996, anno del suo debutto sulla prima PlayStation e Sega Saturn.

Nel volto della bravissima  Alicia Vikander, strepitosamente in parte, c’è tutta la consapevolezza di chi ha appena vissuto una vera avventura, zeppa di rocamboleschi inseguimenti e frenetiche scazzottate, certo, ma anche traboccante di momenti dolorosi, sacrifici, ferite.

Così come la controparte videoludica del 2013, da cui prende in prestito lo spunto della trama, ha inspessito il gameplay e inasprito i toni, esplorando le possibilità prese in prestito dai survival, questo reboot cinematografico ha parzialmente cambiato genere, pun...