Lo stiamo vivendo in questi giorni con l’uscita del nuovo titolo di FromSoftware, Sekiro: Shadows Die Twice; lo viviamo da tempo, quando ce lo sottolineava la voce dura e senza pietà dell’annunciatore di Tekken, che scandiva freddamente il conto alla rovescia fino a zero, per annunciare poi il game over, come se fosse davvero la fine della nostra esistenza. La sofferenza di fronte alla schermata di fine partita è dura, soprattutto quando aumenta il numero di volte in cui ci compare di fronte e ci sentiamo impotenti. Più torniamo indietro con la mente ai titoli di una decina di anni fa e oltre, più affiorano alla mente i game over che abbiamo subìto dopo le sconfitte più crudeli. Che fosse causata da un avversario in un picchiaduro, da un boss letale di cui non trovavamo il punto debole o da qualche trappola della quale cadevamo inevitabilmente vittime, la sconfitta faceva male, e il sentimento non si è affievolito nel tempo.

Non c’è ricompensa, non c’è salvezza. Anni ...