Nella quasi totalità delle discussioni relative all’analisi di un videogioco, di un film, di un fumetto o di qualsiasi altro mezzo di comunicazione, ci capiterà quasi sempre di ritrovarci di fronte a un dibattito sulla bellezza o bruttezza di un’opera in esame. “Questo gioco è bello?”, “il film ti è piaciuto?”, “ti sei divertito leggendo quel libro?”, e via dicendo. Questo genere di valutazioni ha numerosi pregi: ad esempio, per chi conosce già la firma, la penna o la mente dietro quel giudizio (dalla recensione sul grande sito fino al commento al bar), queste opinioni rappresentano una sorta di garanzia, una sicurezza al momento dell’acquisto. Inoltre, sono giudizi qualitativi che permettono a chi li mette in atto di spaziare a livello creativo, di raccontare della propria esperienza, sommando al valore dell’opera quello delle loro capacità espositive, letterarie, del loro portato umano. Quando però le opinioni di questo genere cozzano tra loro, ad esempio tra ...