Vale dunque la pena tracciare un bilancio (quasi) definitivo, su cosa sia stato Nintendo 3DS e di come si sia trasformato nei tanti anni di carriera collezionati, soprattutto considerando le peculiarità delle due distinte versioni che ne hanno tracciato l’evoluzione, mettendo a nudo il sostanziale fallimento concettuale della console.
Concettuale, beninteso, visto che i numeri sono tutti dalla parte di una console che ha venduto più di 70 milioni di unità in tutto il mondo.
Sfogliando la galleria che trovate in calce, troverete elencati i principali motivi per cui Nintendo 3DS non ha saputo realmente concepire, imporre e standardizzare un nuovo modo di fruire il gaming portatile, un insuccesso palesato dalle feature di New Nintendo 2DS XL, tanto più evidente quanto più si considera la fortunata ed eccitante storia di Nintendo DS.
- L’effetto 3D
Tra le feature più importanti nell’ecosistema della piattaforma, ai tempi della sua iniziale presentazione, l’effetto 3D si è presto rivelato un semplice orpello estetico, per di più fastidioso per una buona fetta di pubblico. Sebbene godersi un Link lievemente aggettante continui tutt’ora a conservare il suo innegabile fascino, a conti fatti praticamente nessun gioco ha saputo sfruttare l’effetto per proporre meccaniche realmente innovative o degne di nota. Non è un caso, insomma, che sia Nintendo 2DS che New Nintendo 2DS XL abbiano rinunciato senza troppi indugi a questa tecnologia.
- Realtà aumentata
Questa partita, a dire la verità, ad oggi l’hanno persa un po’ tutti: da Nintendo 3DS a PS Vita, che pur provarono a dargli una chance con (piccole e modeste) produzioni create ad hoc, da Microsoft a Google, che tra Hololens e Glass sono incappate in sonori buchi nell’acqua. Eppure, pensando al successo di Pokémon Go, unico gioco a sfruttare felicemente la tecnologia, non si può che considerare la realtà aumentata l’ennesimo insuccesso della console.
- Secondo analogico e dorsali aggiuntivi
Che a Nintendo 3DS mancasse qualcosa, fu chiaro sin dal giorno della sua presentazione, quando ci si accorse che, ancora una volta, avremmo dovuto rinunciare al secondo analogico, fondamentale per avere un controllo ottimale nei giochi tridimensionali. Se già Nintendo DS aveva palesato questo limite, console che comunque ha ospitato un numero relativamente limitato di produzioni tecnologicamente avanzate, con il suo successore Nintendo è stata costretta a correre ai ripari prima con un goffo e scomodissimo add-on, il criticatissimo Circle Pad, poi montando di serie un secondo analogico e due ulteriori dorsali nella versione riveduta e corretta del portatile.
- Software troppo classico
Another Code, Brain Training, Nintendogs, ma anche La Guida in Cucina, Electroplankton ed Elite Beat Agents. Dov’è finito il coraggio, lo sperimentalismo, quella Nintendo Difference che rese così unica la stagione di Nintendo DS? Nessuno mette in discussione la qualità generale della softeca di Nintendo 3DS, ma è evidente che siamo di fronte, in linea generale, a produzioni di stampo prettamente classico, tutt’altro che sensibilmente diverse da quelle che potremmo giocare anche su una qualsiasi console domestica.
- Touch screen
Anche sul fronte touchscreen il cambio di paradigma, rispetto a Nintendo DS è evidentissimo. Da primaria fonte di input, imprescindibile strumento grazie al quale interfacciarsi con mondi digitali spalmati su due schermi, il display inferiore, in Nintendo 3DS, è diventato quasi solo ed esclusivamente un prolungamento, un’appendice utile per ampliare la visuale, quando non per rifilarci l’hud di gioco. Pochi titoli sfruttano le funzionalità tattili in modo intensivo e persino la navigazione tra i menù, per abitudine e comodità, è spesso affidata ai soli pulsanti. L’ennesima eredità del DS che il 3DS ha largamente tradito e abiurato.
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