L’arco vitale di Nintendo 3DS può dirsi sostanzialmente concluso. Nonostante non mancheranno nei prossimi mesi (persino anni, magari) piccoli e grandi titoli che continueranno ad essere ospitati sui circuiti dell’handheld della Grande N con la piena maturità di Nintendo Switch, come era facile presagire del resto, tutte le attenzioni della casa di Kyoto e delle terze parti sono ormai rivolte altrove. Con l’uscita di scena di PS Vita poi è difficile indicare ed individuare un vero e proprio mercato portatile, che non includa o combaci quasi totalmente con i device mobile equipaggiati di iOS ed Android, certamente meritevoli di essere annoverati e considerati, non fosse altro per il giro d’affari capaci di generare, ma piuttosto lontani dal concetto di gaming a cui siamo comunemente abituati.

Vale dunque la pena tracciare un bilancio (quasi) definitivo, su cosa sia stato Nintendo 3DS e di come si sia trasformato nei tanti anni di carriera collezionati, soprattutto considerando le peculiarità delle due distinte versioni che ne hanno tracciato l’evoluzione, mettendo a nudo il sostanziale fallimento concettuale della console.

Concettuale, beninteso, visto che i numeri sono tutti dalla parte di una console che ha venduto più di 70 milioni di unità in tutto il mondo.

Sfogliando la galleria che trovate in calce, troverete elencati i principali motivi per cui Nintendo 3DS non ha saputo realmente concepire, imporre e standardizzare un nuovo modo di fruire il gaming portatile, un insuccesso palesato dalle feature di New Nintendo 2DS XL, tanto più evidente quanto più si considera la fortunata ed eccitante storia di Nintendo DS.