Ormai diverso tempo fa la dipendenza da videogiochi è stata riconosciuta come una vera e propria malattia mentale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità  inserirà a partire dal 2022 il gaming disorder nella International Classification of Diseases, l’elenco che contiene tutte le patologie riconosciute, circa cinquantacinquemila, strumento a cui i medici si rifanno per compilare le proprie diagnosi.

Nonostante si tratti di un aspetto piuttosto controverso, in cui in certi casi sia difficile stabilire cosa sia una semplice passione, per quanto smodata, e cosa si tramuti invece in una vera e propria ossessione, senza alcun dubbio il nostro hobby preferito può anche diventare un problema, un ostacolo, una prigione. Come per ogni cosa nella vita, ci vuole sempre un pizzico di moderazione e buonsenso.

Ben vengano, insomma, studi in questo senso, utili a scoprire cause e conseguenze che possono avere effetti negativi sopratutto tra i più giovani. Quello che ci apprestiamo a commentare, è bene sottolinearlo, non è un test propriamente scientifico, condotto rispettando certi standard. Si tratta, per lo più, di una raccolta di pareri, comunque utile a farsi un’idea, oltre che a fornire un possibile spunto da cui potrà partire, magari un domani, una ricerca sostenuta con tutti i crismi del caso.

Il sondaggio promosso dal portale web Clutch, difatti, ha raccolto il parere di oltre 1500 utenti su quali fossero, a loro dire, i titoli che causerebbero più facilmente una dipendenza da videogiochi.

L’indiziato numero uno, stando ai risultati, sarebbe Minecraft, seguito a ruota da Red Dead Redemption e For Honor. Staccato Fornite, a sorpresa solo settimo, dopo Overwatch, GTA V e Gears of War.

Di seguito vi riportiamo la classifica per intero:

 

  1. Minecraft
  2. Red Dead Redemption
  3. For Honor
  4. Overwatch
  5. GTA V
  6. Gears of War
  7. Fortnite
  8. Rainbow Six Siege
  9. Call of Duty
  10. Battlefield V
  11. Apex Legends
  12. Destinty 2
  13. Forza
  14. NBA 2K
  15. Rocket League
  16. PUBG
  17. Madden

 

Fonte: Clutch