Mario + Rabbids Sparks of Hope è un vero e proprio gioiello. Un’opera che mantiene alti gli irraggiungibili standard Nintendo, caratterizzati da un gameplay in grado di creare assuefazione e da un design perfetto sotto ogni punto di vista. O forse dovremmo dire gli “un tempo” irraggiungibili standard Nintendo. Dopotutto, per chi non lo sapesse, le recenti avventure di Super Mario e dei suoi amici sono sviluppate dalle sapienti mani dei ragazzi di Ubisoft Milano, capeggiati da Davide Soliani e da Damiano Moro. Un titolo tutto italiano, ma che punta a conquistare il mondo intero.

Nelle scorse settimane abbiamo avuto occasione di visitare i nuovi uffici di Ubisoft, invitati cortesemente dall’azienda per festeggiare insieme il lancio di Sparks of Hope. Durante quella bellissima giornata siamo riusciti a ritagliarci del tempo per un’intervista ad Andrea Babich, lead narrative designer del nuovo progetto che fonde i personaggi Nintendo con i Rabbids. Dopo esserci messi comodi in una stanza addobbata per l’evento, siamo riusciti a fare qualche domanda ad Andrea, che ci ha svelato qualche interessante retroscena sul progetto.

Mario + Rabbids Sparks of Hope

Ciao, Andrea! Grazie mille per questa splendida possibilità!
Ciao, Luca! Grazie a voi per essere venuti fin qui per chiacchierare insieme di Mario + Rabbids Sparks of Hope!

Partiamo dalla più semplice delle domande: lavorare sui personaggi Nintendo è un onore (e spero un piacere) concesso a pochi. Com’è stato tornare a lavorare a un progetto di questo tipo?
È stato un piacere davvero enorme! A differenza del primo capitolo, dove ci sentivamo in costante obbligo di rispettare i personaggi originali, questa volta abbiamo capito che il nostro obiettivo era un altro. Era portare i personaggi in territori nei quali non erano mai stati. Il tutto per dare un flusso narrativo all’avventura che altri capitoli con protagonista Mario non hanno. Questo è qualcosa che ci è stato chiesto più o meno implicitamente, dato che il risultato finale non doveva essere un prodotto Nintendo al 100%, ma anche con un tocco di Ubisoft.

E in tutto questo come si colloca il personaggio di Edge, il nuovo personaggio originale creato per Sparks of Hope? Come è nata questa eroina e come sei riuscito a integrarla in un gruppo costituito da personaggi iconici e parodie di essi?
Eviterò ovviamente gli spoiler, ma diciamo che l’idea era quella di espandere il mondo dei Rabbids, che è sempre stato caratterizzato da alcune costanti, tra le quali spicca l’umorismo slapstick. Abbiamo deciso di provare a vedere se fosse possibile dare loro il dono della parola e, nel caso di Edge, se potesse esistere un personaggio “fico”. Dopotutto l’umorismo nasce anche dal contrasto tra serietà e comicità, quindi se mettiamo un personaggio così “drammatico” vicino a dei pazzi furiosi, il personaggio manterrà la sua unicità narrativa, ma questo darà vita a situazioni e gag davvero spassose.

Mario + Rabbids Sparks of Hope

Splendido, davvero! Visto che si parla di unicità narrativa, è evidente che solo con Super Mario Odyssey Nintendo ha tentato di implementare particolari elementi narrativi nella saga principale. Un discorso ben diverso è avvenuto, invece, per Paper Mario e per Mario RPG, che, al contrario, sulla storia hanno puntato molto. Dopo il triste destino di Mario e Luigi, e se fosse Mario + Rabbids a ereditare lo scettro per portare avanti il lato narrativo dei personaggi Nintendo? Vi piace l’idea di aver raccolto anche quella fetta di pubblico di appassionati?
Siamo ovviamente dei fan di tutti i titoli che hai citato, però quello a cui prestavamo attenzione era di offrire una nostra versione di raccontare Super Mario. Quello che ne è uscito è una versione parallela dei personaggi, con i suoi canoni e le sue regole, che speriamo possa piacere al pubblico. Abbiamo fatto un grande lavoro sul registro lessicale, osando un po’ di più. In certi momenti c’è un linguaggio che mira a far crescere l’utenza, un po’ come fa Topolino, per dire. Di questo siamo molto orgogliosi.

Devo dire che questo è un elemento che si nota nei dialoghi, ma anche nel design. Dopotutto è strano vedere dei personaggi Nintendo che impugnano armi. La percezione è quella che ci sia stato un leggero innalzamento del target, per andare incontro anche a un pubblico più adulto. Un’ultima domanda: quali sono i consigli per coloro che vogliono avvicinarsi al mondo dello sviluppo di videogiochi e, in particolare, al lato del Narrative Design?
Il consiglio più grande da dare lo prendo dalla mia esperienza di vita. Studiate Game Design. Prima di fare il Narrative Design sono anch’io diventato Game Designer, guadagnando diverse skill che sono risultate necessarie per lavorare in questo ambiente. Si tratta di comprendere il proprio ruolo, quello degli altri team all’interno dell’azienda e di lavorare a stretto contatto con loro. È un discorso un po’ anomalo, me ne rendo conto. Mi piace scrivere e mi è sempre piaciuto, sin da quando lavoravo per diverse riviste di videogiochi, ma questi sono elementi secondari se li guardo al giorno d’oggi.

Grazie mille, Andrea, per il tuo tempo! È stato un vero piacere chiacchierare con te!
Piacere mio! Alla prossima!

Mario + Rabbids Sparks of Hope

La giornata è poi continuata con il tour dei nuovi uffici, durante il quale ci è stato permesso di incontrare diverse figure professionali facenti parte della pipeline di produzione del gioco. Figure che, spesso, sono giovani ragazzi/e con tanta voglia di fare e che, durante la nostra visita, si sono divertiti a raccontarci la loro esperienza. Ubisoft Milano è una realtà ormai storica nel nostro Paese, ma è meraviglioso notare come la mantenga uno spirito fresco e instancabile. Una forza che viene trasmessa da tutte le persone del team, che si dimostrano orgogliose del proprio operato e intenzionate a fare del loro meglio. Non per la paga, per sé stessi o per i propri cari, ma solo per la buona riuscita del progetto.

E non c’è modo migliore di lavorare se non credendo con tutte le proprie forze nei progetti che si decide di realizzare.