Concrete Genie, l’ipnosi indotta da un album tutto da colorare | Recensione
Di per sé, Concrete Genie ha ben poco di originale. Già nel 2000, su Dreamcast, Jet Set Radio ci insegnò come tra un trick e l’altro fosse possibile imprimere la propria firma tramite giganteschi murales, realizzati al volo sulla fiancata di un autobus, o sui muri di un palazzo. Epic Mickey e l’indimenticabile Okami, dal canto loro, resero l’immagine su schermo un acquerello interattivo, da modificare e completare, a seconda delle esigenze, con rapidi e precisi tratti di colore.
Le fonti d’ispirazione della creatura di PixelOpus, insomma, sono evidenti, palesi, dichiarate a chiare lettere sin dall’epilogo, quando il giovane Ash, da sempre bullizzato da un gruppo di odiosi teppisti, trova per caso un pennello magico, strumento con cui dare vita a splendidi disegni colorati a sfruttando l’artbook che porta sempre con sé.
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