Robinson: The Journey, Superhot VR, Farpoint, Resident Evil 7 biohazard. Ma anche, per non dire sopratutto, Werewolves Within e Star Trek: Bridge Crew. I titoli pensati ed indirizzati a PlayStation VR che convincono, divertono, che non si limitano a proporre un’esperienza visiva fine a sé stessa, iniziano ad essere molti. Negli ultimi due casi citati, tra l’altro, questo lento, ma progressivo impadronirsi di un linguaggio tutto nuovo, che gli sviluppatori stanno scoprendo a mano a mano che sperimentano e scovano cosa abbia da offrire la realtà virtuale, ha inaspettatamente svelato quanto questa tecnologia sia effettivamente “sociale”, in grado di rileggere e ridefinire come non mai il multiplayer.

Paradossalmente, dando un corpo virtuale ad utenti in carne e ossa, immersi in mondi completamente digitali, si è più inclini a percepire come “reali” i propri compagni di gioco, ad umanizzarli, elemento che incentiva la collaborazione e, soprattutto, funge da deterrente a comportamenti offen...