Good Job!, come elefanti in una cristalleria | Recensione

Non ci sono favoritismi nel piccolo e coloratissimo mondo di Good Job!. Che siate o meno il figlio del capo, vi tocca la gavetta, un apprendistato tanto più imprescindibile dal momento che vestirete gli stilizzati panni di un imbranato per natura, un giovane dalle belle speranze, ma dalle mani di burro, il classico personaggio che senza alcuna cattiva intenzione può involontariamente distruggere l’amatissima collezione di Lego con un unico, maldestro, movimento.

L’anonimo protagonista di questa minuscola avventura, per dirla con altri termini, è uno di noi, il che costituisce il primo, grande pregio della produzione Nintendo, capace di creare empatia con l’utente già durante le brevi scene d’intermezzo che compongono l’incipit della scalata al successo che tenterete, duplice perché oltre a cercare di guadagnarvi in tutti i modi la fiducia del vostro vecchio, completando un livello dopo l’altro salirete i vari piani del palazzo c...