Il paragone con Pokémon GO, inevitabile e persino imprescindibile per inquadrare al meglio la nuova proposta di Niantic, è un autentico paradosso, il frutto di una somma il cui risultato è inspiegabilmente inferiore alle singole parti. L’evoluzione della formula è evidente, innegabile, lampante sin dal primo avvio del software, eppure c’è qualcosa che si inceppa, che non funziona come previsto, che sul più bello smette di infondere nel videogiocatore la smania di prendere lo smartphone e vagare in cerca dell’ennesimo hotspot.

Da qualunque angolazione lo si guardi, Harry Potter: Wizards Unite ostenta una profondità concettuale totalmente sconosciuta alla produzione creata in collaborazione con Nintendo, un gap virtualmente incolmabile, dovuto in buona parte alle innumerevoli sfaccettature concesse dal contesto narrativo che, naturalmente, pesca a piene mani dal fervido immaginario della saga partorita dalla penna di J.K. Rowling.

Le stesse premesse narrative, del resto, non tardano a ti...