Maneater, poco National Geographic, molto Sharknado | Recensione

Chi ha avuto la fortuna di giocare a Deadly Creatures, piccolo capolavoro imperfetto per Nintendo Wii, approcciandosi a Maneater noterà l’utilizzo di un espediente narrativo simile per introdurre, giustificare e narrare le gesta di un cucciolo di squalo che, a furia di ingurgitare tutto ciò che gli capita a tiro, si tramuterà in un bestione di una decina di metri di lunghezza, pronto a prendersi una vendetta anelata per una vita intera.

A dare forma ai pensieri della creatura marina di cui vestirete i panni, in questo open world tutto esplorazione e carneficine, ci penserà il reality show che, puntata dopo puntata, inscenerà il dramma familiare di Scaly Pete, cresciuto all’ombra del padre e con un figlio che ritiene indegno di mandare avanti l’azienda, cacciatore di squali reo di aver ucciso la madre del protagonista.

A ogni cut-scene, che corrisponde al raggiungimento di una nuova area che compone la mappa di ragguardevo...