La rivoluzione, per quanto parziale, c’è stata. La cattiva notizia, anch’essa solo parziale fortunatamente, è che questa riorganizzazione, dovuta all’innesto di feature finora inedite al brand, non è stata totalmente indolore. La parziale trasformazione ha lasciato il segno, ha scombussolato alcuni equilibri, ne ha messo in crisi altri, molti dei quali rappresentano l’essenza stessa di Metro, radici che hanno alimentato una saga di per sé anacronistica, ostinata sino all’autolesionismo, fiera dell’innegabile fascino con cui avvolgeva e avvinghiava chiunque gli desse una possibilità.

Metro Exodus esce dai claustrofobici tunnel della metropolitana ai quali ci aveva abituato, rendendo l’escursione all’aria aperta molto più che un capriccio, un’isolata scampagnata a proprio rischio e pericolo da condurre tenendo sempre sott’occhio la propria scorta di filtri per la maschera antigas. Open-world diventa la parola d’ordine, il mantra su cui si erge il capitolo più ambizioso dell’epopea del si...