In un qualsiasi corso di sceneggiatura, questa è in assoluto la frase che sentirete ripetervi più spesso. Un film che si sforza di essere fumetto non potrà che fallire. Il teatro, se non gioca le sue carte su presenza e contatto con il pubblico, perde di senso. Un videogioco che aspira a farsi romanzo, che cerca forzatamente di adottarne gli stilemi e di riproporne in qualche modo la fruizione, spesso lenta e fatta di lunghe pause, finirà certamente per annoiare la propria utenza. Tutto vero, a meno che non siate dei piccoli geni nel vostro campo di appartenenza. Zack Snyder ha creato una perfetta trasposizione di 300 e Watchmen. Bertold Brecht faceva di tutto per alienare gli spettatori. Dear Esther, o il più recente Ether One, tenevano vivo l’interesse del videogiocatore nonostante le deboli meccaniche ludiche su cui basavano solo parte dell’esperienza offerta.
Recensione – Everybody’s Gone to the Rapture
Videogiochi
Everybody's Gone to the Rapture
di The Chinese Room
11 agosto 2015
Non c’è niente di peggio del non riconoscere, valorizzare e sfruttare le specificità del media con cui si ha a che fare.
Un Cloverfield senza il mostro: la nostra recensione di Everybody's Gone to the Rapture
- venerdì
- 14:30 BAD Comics
- 16:30 BAD Games: Sand Land
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