Correva l’anno 2003, quando una agguerrita e appassionata community di modder realizzava uno dei più popolari e riusciti mod di tutti i tempi, Defense of the Ancients, conosciuto più semplicemente come Dota. Pensato per Warcraft III: Reign of Chaos, ma basato su una mappa di Starcraft, Dota verteva su pochi concetti, semplici ma talmente ben implementati da inventare di fatto un genere nuovo: due fortezze (gli Antichi, appunto) da difendere, collegate da tre corsie e disposti ai due estremi di una mappa comune in cui dieci eroi, cinque per squadra, interpretati da altrettanti giocatori, se le davano di santa ragione, affrontando sistemi difensivi e ondate di minion, allo scopo di raggiungere e distruggere l’antico della squadra avversaria.

Un gioco semplice, ma estremamente profondo, in cui fasi di farming e miglioramento del proprio eroe, attraverso l’uccisione di eroi e minion, facevano il paio con il lavoro di squadra, assolutamente fondamentale, data non solo la natura della sfida ...