Ci sono giochi che andrebbero venduti includendo nel pacchetto scorte per un anno di birra, pizza e altre schifezze assortite; che si rivelano ideali per quelle serate in cui i vostri amici sono troppo occupati con le loro vite da persone mature per darvi corda; che per contratto dovrebbero legalizzare, esclusivamente durante la loro fruizione, il “rutto libero” di fantozziana memoria e l’esternazione dei propri sentimenti sotto forma di intricate e complesse imprecazioni. Per farla breve, ci sono giochi come Rocket League, che stimolano il così detto “fancazzismo”, incoraggiano a lasciarsi andare a qualche volgarità di troppo, veicolano un divertimento istintivo e genuinamente becero.

Il concetto è semplicissimo e neanche troppo originale. Due porte, una palla da mandare in rete, un numero variabile di macchine che si sfidano a fare almeno un gol in più della squadra avversaria: il gioco del calcio reinterpretato da veicoli a quattro ruote. Non c’è (molto) spazio per la tecnica, vista...