Effettivamente, sulle prime, è straniante avere a che fare con la giovane Lara. Si aggrappa istintivamente alle sporgenze, arriva quasi ad inciampare sui suoi passi non appena la neve abbonda sul terreno, perde l’equilibrio sulle superfici scivolose, ansima di continuo per la fatica, per il dolore, per la paura.

Anni e anni di avatar pressoché impassibili e imperscrutabili ci hanno reso tutt’altro che sensibili alle effettive difficoltà che affrontano continuamente, portandoci a crederli invincibili guerrieri, se non ingenue marionette la cui sorte, spesso e volentieri, è decisa da un capriccio, da semplice curiosità, da banali errori d’inesperienza.

Questo è il vero merito da attribuire al reboot della saga che ha da poco festeggiato i vent’anni di vita. Crystal Dynamics ha trasformato Lara Croft da mascotte, da simbolo del videogioco degli Anni ’90, in un vero e proprio personaggio psicologicamente profondo, animato da motivazioni ben chiare, caratterizzato da precisi limiti e debole...