La trilogia architettata da Square-Enix, a cavallo di due generazioni di console, è a tutti gli effetti una sorta di romanzo di formazione, un gigantesco viaggio che casualmente (?) propone, e si compone, di tante tappe quante sono le fasi in cui l’antropologo francese Arnold van Gennep divise il rito di passaggio, rituale presente, in forme diverse, in qualsiasi società umana e che segna il cambiamento dello status socio-culturale di un individuo.

Così, dopo la “separazione”, dall’età adolescenziale, ma anche da una vita lontana dall’azione vera e propria; dopo la “transizione”, avvolta in un freddo siberiano che ha costretto la nostra ad affrontare minacce di ogni tipo; Shadow of the Tomb Raider si prende o si dovrebbe prendere la briga di “reintegrare” la giovane Lara nel nuovo gruppo sociale di competenza, quello degli eroi fatti e finiti, forgiati dal fuoco di mille battaglie e fortificati da perdite, lutti, sconfitte.

Shadow of the Tomb Raider screenshot

I salti sovrumani sono all’ordine del giorno, dettaglio che st...