Quello di Soul Calibur è stato forse il franchise di picchiaduro che più è rimasto in sordina negli ultimi anni. Se Tekken e Street Fighter, per fare due esempi illustri, sono riusciti a perdurare, pur tra alti e bassi, in maniera tutto sommato convincente, rimanendo sempre nelle attenzioni dei giocatori, sia casuali che competitivi, il picchiaduro all’arma bianca di Bandai Namco ha avuto una serie di iterazioni non troppo felici, anche per colpa di scelte di casting non esattamente illuminate. Soul Calibur VI, nelle intenzioni dello studio di sviluppo, rappresenta una sorta di soft reboot, la possibilità di ripartire da capo ed offrire un nuovo punto di inizio.

In breve: ci riesce alla grande. In primis a livello narrativo, con quella storyline che da sempre vede i protagonisti della serie alla ricerca delle due spade protagoniste del gioco, la Soul Edge e la Soul Calibur. La trama, espressa nelle due modalità Cronache dell’Anima e Bilancia dell’Anima, rielabora proprio i primordi del...