Senza particolari fronzoli, ma con una cura per i dettagli e per i contenuti proposti quasi maniacale, il nuovo corso di Wolfenstein, varato nel 2014 con The New Order, ha conquistato la quasi totalità dei videogiocatori che hanno deciso di imbracciare le armi in compagnia del risoluto  William “B.J.” Blazkowicz, cullati da un gunplay quanto mai solido, soddisfacente, adrenalinico, nonché da una trama piacevolissima, insospettabilmente sottesa da una regia raffinata e da un art design azzeccatissimo.

Viste le premesse, l’apprensione creatasi attorno a Wolfenstein: Youngblood era assolutamente comprensibile, quando non condivisibile e persino doverosa. Del resto, l’idea di uno spin-off, per quanto supervisionato e, di fatto, realizzato dallo stesso team che ha ridato slancio e vitalità alla saga, rievoca tristi ricordi e suscita sinistri presentimenti.

Fortunatamente, questa volta (quasi) tutto è filato liscio come l’olio. L’epopea delle sorelle Blazkowicz tradisce le sue or...